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MASCHERE E CARNEVALE: QUALI SONO LE PIU’ FAMOSE?

L’origine delle maschere di Venezia è legata indissolubilmente a quella del Carnevale. Durante la manifestazione assumevano un significato giocoso e trasgressivo, consentendo alle persone di abbandonarsi agli eccessi pur mantenendo l’anonimato.

Alcune maschere sono sopravvissute alla storia, diventando degli oggetti rappresentativi della cultura veneziana. Di quali stiamo parlando?

 

LA BAUTA
La Bauta era un travestimento, utilizzato indistintamente da uomini e donne, che prevedeva l’uso di un abbigliamento specifico. Era composto da un tabarro, ovvero un mantello che si chiude solo tramite un’allacciatura sotto il mento, un tricorno (il classico cappello a tre punte) e una maschera soprannominata “larva”.

La “larva” era di colore bianco, il termine deriva dal latino e significa “fantasma”. La sua forma aperta e a vela, al livello della bocca, consentiva a chi la indossava di bere e mangiare senza doverla togliere.

 

LA MORETTA
Un’altra maschera famosa, di solo uso femminile, era la Moretta chiamata così per via del suo colore nero. La sua funzione primaria era ben lontana dagli scopi mondani e frivoli del Carnevale: utilizzata dalle dame francesi per andare a far visita alle monache, si diffuse ampiamente a Venezia per via della capacità di valorizzare i lineamenti femminili.

Si indossava tenendola in bocca tramite un piccolo perno: per questo era definita una maschera “muta”, che non consentiva alle donne di parlare. Questa caratteristica, per i canoni di bellezza di un tempo,  era assai gradita agli uomini.

Il costume veniva poi completato da veli, velette e cappellini a larghe falde.

 

LA GNAGA
La maschera della Gnaga rappresenta il volto di una gatta: i termini “gnau” o “gnao”, in veneto, significano proprio “miagolio”. Era riservata esclusivamente agli uomini che si travestivano da donne.

Il costume era composto da un lungo vestito da balia, una cuffietta bianca che copriva il capo e un cesto in cui venivano messi dei gattini. Chi la indossava imitava in maniera caricaturale gli atteggiamenti femminili, alternandoli con miagolii beffardi. Spesso le “Gnaghe” erano accompagnate da giovani uomini travestiti da fanciulli.

La maschera rispecchia l’essenza dello storico Carnevale veneziano: un’occasione in cui venivano abbandonate le convenzioni sociali prestabilite e i ruoli si capovolgevano.

 

ALTRE MASCHERE VENEZIANE
Altre maschere degne di nota, sviluppate per motivi diversi rispetto al Carnevale seppur parallelamente, sono lo “Zanni” e la maschera del medico della peste.

Lo “Zanni” era un personaggio della Commedia dell’Arte che rappresentava un servo proveniente dalle campagne, astuto, grezzo e poco incline a tenere a freno i suoi istinti animali. Si tratta della famosa maschera con il naso lungo ed adunco, che oggi spopola come souvenir nelle bancarelle di Venezia.

Con una funzione molto più pratica, invece, la maschera della peste era usata dai medici come protezione dal miasma, un’aria tossica che si diceva (prima dell’avvento della scienza moderna) provocasse la famigerata malattia. La sua forma è riconoscibilissima: un volto di uccello con il becco aquilino e degli occhiali disegnati. Il becco aveva la funzione di contenitore di erbe ed essenze profumate, che si credeva purificassero l’aria dagli effluvi tossici, scongiurando il rischio di ammalarsi di peste.

In tempi più recenti ha perso il suo scòpo primario, per diventare anch’essa una maschera di Carnevale, dall’aspetto sinistro ma pur sempre ricco di fascino antico.

Il mondo delle maschere veneziane, tuttavia, non si ferma qui. Nel corso dei secoli ne sono state ideate molte altre, grazie anche all’avvento della Commedia dell’Arte nel XVI secolo. Esse rappresentano dei veri e propri personaggi, ognuno con la propria personalità e le sue caratteristiche uniche.

 

Photo by conor rabbett on Unsplash

Photo by Vlad Hilitanu on Unsplash